SALE IPOGEE
SALE IPOGEE
Le sale ipogee del Museo Michetti si trovano scendendo le scale poste sul lato nord del chiostro, e ospitano le grandi tele di Francesco Paolo Michetti: Le Serpi e Gli Storpi.
Le sale ipogee ospitano anche mostre temporanee, convegni e rassegne stampa. Sono disponibili, previa prenotazione, per eventi culturali privati. Su una parete delle sale ipogee, è stato posto un Ledwall interattivo di ultima generazione per l'approfondimento delle opere di Francesco Paolo Michetti, ed è presente un allestimento di opere 3D tattili a disposizione dei visitatori.LE GRANDI TELE
GLI STORPI
La processione di Casalbordino che ha ispirato Gli storpi si svolgeva ogni anno la prima domenica d’agosto in occasione dell’anniversario dell’apparizione della Madonna dei Miracoli avvenuta, secondo la leggenda, nel 1527. Casalbordino era meta dei contadini della regione che si recavano al santuario per invocare la guarigione dalle malattie della pelle e di ogni deformità fisica. Lungo la strada, una folla di infelici implorava la carità dei passanti urlando e lamentandosi.
La letteratura dell’epoca ci ricorda la velocità di esecuzione de Gli storpi e Le serpi, che dovevano essere pronte per la mostra di Parigi del 1900. In realtà la gestazione delle opere fu lunga e preceduta da numerosi studi e fotografie. Sin dal 1883 Michetti visitava Casalbordino. Le fotografie, i bozzetti, i disegni e i cartoni relativi al dipinto giunti fino a noi documentano l’attenzione e il lento lavoro per l’elaborazione di queste tele.
Anche per Gli storpi è stata determinante la componente fotografica. Come per Le serpi analogo è il metodo di ‘trascrizione’ dalla fotografia al disegno, poi di nuovo alla fotografia e infine dal cartone al dipinto, ma nota Carlo Bertelli, affatto nuovo è l’esito: …certe impressioni visive come due buoi, …al confronto con alcuni pezzi dell’Archivio Michetti dimostrano in lui il destarsi di un interesse nuovo per la fotografia che non è più materiale grezzo, sostitutivo della documentazione dal vero, ma qualcosa di concluso in sé che è stimolante per la sua capacità di mantenere il senso di sorpresa di un’apparizione inaspettata, l’immediatezza e la casualità di una visione. Anche nel colore e successo qualcosa di nuovo; è subentrata un’austerità quasi monocroma in contrasto con il brillìo episodico delle serpi.
Si è soliti attribuire all’insuccesso (forse perché troppo legate ad un aspetto folcloristico che non rispondeva ai canoni del gusto d’avanguardia) delle due tele il successivo silenzio di Michetti. D’altronde l’esito finale de Gli storpi, il cui crudo realismo e i toni quasi monocromi molto si avvicinano al linguaggio della fotografia, determinò l’accelerarsi di quella crisi espressiva che portò l’artista ad abbandonare quasi i pennelli ed a scindere la ricerca fotografica da quella pittorica.
LE SERPI
Tommaso Sillani, attento studioso di Michetti, spiega la genesi e l’iconografia del dipinto:
…È tra le credenze del popolo abruzzese del contado e della montagna che le verdi innocue bisce saettanti tra l’erbe quando siano avvolte ai seni senza latte delle madri lo facciano ad essi ritornare.
…Vi sono poi nell’Abruzzo pastorale, taumaturghi che proteggono i fedeli dal morso delle vipere… Tale San Domenico di Cocullo … A lui nella prima domenica di maggio accorrono i divoti sin dai villaggi marini. E i loro canti sacri e le loro preghiere accompagnano la statua del Santo tutta avviluppata e brulicante di serpi vive per essa stanate dai famosi serpari, per essa tenute prigioniere entro alle sacche di pelle caprina sin dai primi, tiepidi giorni della primavera.
La tela Le Serpi viene presentata da Michetti insieme a quella de Gli Storpi all’Esposizione Universale di Parigi del 1900, dove passano praticamente inosservate e rimangono invendute. Anche in questo caso dunque l’artista trae ispirazione dal mondo religioso contadino. Lo sfondo, nonostante che la processione dei “Serpari” si svolga a Cocullo, riproduce una fiancata della cattedrale di Guardiagrele.
Da notare la velocità d’esecuzione de Le serpi, realizzato in due mesi in vista dell’Esposizione Universale di Parigi del 1900 dove fu esposto per la prima volta.
I numerosi studi, bozzetti e fotografie testimoniano però la lunga elaborazione dei dipinti. L’originalità e profondità della pittura di Michetti che va oltre gli stilemi del verismo. Le serpi e Gli storpi testimoniano l’adesione dell’artista all’animo della sua terra e conferiscono dignità e autorità storica e antropologica ai temi popolari.
Nell’evoluzione della ricerca artistica di Michetti un ruolo fondamentale svolge la fotografia, da lui utilizzata sin dai primi anni ’70. Intorno al 1884 ha inizio un’attività di reportage fotografico nei vari paesi abruzzesi in occasione delle grandi festività. Gabriele D’Annunzio, Costantino Barbella e lo studioso di folklore locale Antonio De Nino accompagnano spesso l’artista nelle sue esplorazioni… L’opera finita, che presenta diverse varianti rispetto al cartone preparatorio, rappresenta per Michetti un punto d’arrivo delle sue ricerche pittoriche. Il taglio rigorosamente orizzontale del dipinto enfatizza l’andamento processionale delle teorie di pellegrini ognuno dei quali, nota Marina Miraglia ha un suo movimento particolare che si ricollega a quello vicino in un rapporto di pose contrappuntate e di gesti. L’intenzione di cogliere attraverso questo taglio lo svolgersi temporale dell’azione, non è lontano dalla via che porterà Michetti al cinema.
In questo dipinto è ancora possibile cogliere una organicità nella costruzione della composizione, che già non è più ravvisabile nel coevo Gli storpi; ma entrambe le opere testimoniano della progressiva perdita di centralità della ricerca pittorica di Michetti, attratto da altri linguaggi, altri strumenti per la riproduzione della realtà, come il cinema e la fotografia.
Il successivo silenzio dell’artista sembra cosi trovare ragione, non tanto nell’insuccesso delle due tele, quanto in un mutato interesse dell’artista e nel definitivo incrinarsi del rapporto arte – fotografia che aveva guidato la sua ricerca sin dai primi anni.